Nota dell’Autore

RESPIRANDO QUELL’ATTIMO

Ad ogni singolo passo, lento incedere privo di meta, continuo variare di prospettive e sfumature minute, nell’impercettibile, carattere volubile dell’immagine.

Attardarsi ad osservare con attenzione inusitata, stordito dall’illusione che tutto sia immobile, mentre il tempo, privo dell’umano bisogno di fare altra strada, muta le cose senza che nulla ti sia comprensibile, senza concederti alcuna possibilità di fermare anche solo uno di questi momenti.

Tutto come effimera esistenza che non si ripete, donato per una sola volta, per un tempo determinato, convenzionato per importanza a quello che ricorderemo.

Quasi inutile cercar conforto nelle parole, quando odori e profumi indefiniti, sono emozionante ricordo di un tempo, casualmente ritrovato in quell’alito leggero che ormai più ti aspettavi.

Indescrivibile di un singolo momento, piccola parte di uno spazio che andrà perduto, come intollerante evanescenza priva di ogni misura che dir si voglia.

Quant’è la presunzione che ti crede possibile il controllo? Quale assioma a diventar tangibile confine al limite del tuo ignorare?

Ti guardi attorno cosciente che nulla è come sempre, immerso nella banale considerazione di quanto sia importante quel momento, con un sentimento di cui sei vagamente consapevole, cercando di ridurre al silenzio persino il respiro, diventato anch’esso fonte di disturbo.

Un viaggio da fare ancora, che mai sarà abbastanza, restando immobili, mentre tutto il resto corre via veloce, certi che al prossimo bagliore, sarà un’immagine diversa.

Respirando l’inodore profumo del vento, sorso d’acqua che nutre come tutt’altra cosa, in quell’attimo che pare serenità possibile, quasi senz’altro bisogno, vuoti di pensiero.

Attendo che accada, casuale ripetersi di eventi somiglianti fra loro, ciclo infinito di cui non siamo padroni e forse nemmeno più parte, educati ad attenzioni lontane e coscienze diverse.

In questo imbrunire di luce radente, che divide le cose in emisferi di piccole lune, saturando i colori da un lato, per sfumare in ogni tono di grigio dove il giorno è ormai lontano ricordo.

S’allontana, come soffio che vuota i polmoni, mentre allunghi le mani a rincorrere quanto appena vissuto.

TERRA DI NESSUNO

E’ terra che muta quasi fosse per sempre, sorpresa nei modi e nel tempo necessario, mal disposta a regalarti certezze, fra le pietre taglienti nascoste dall’erba e le sue piante deformi dal vento contorte.

Cambia nel come si lascia osservare e per quanto ti concede di farlo, mentre evolve a soffocare lo spazio o, senza alcun pudore, farsi grande al tuo pensiero.

Da scoprire in pochi passi o racontarne per giornate intere, in questo mondo di colorati anfratti, fra sabbie antiche diventate roccia.

Terra da sempre contesa, dai confini incerti, orgoglio di genti ravvivato da radici presunte, retaggio di tempi passati, all’ombra dei suoi campanili.

Terra di uomini ignoti, che un tempo l’hanno coperta per cosa non sarebbe mai stato, ennesima follia relegata alla memoria di segni che ovunque rintracci, come sputi a macchiare l’argilla dei suoi dolci pendii.

Nostri padri, dal destino legati, da ogni dove e per sempre.

Terra dai molteplici idiomi ma capace di silenziosa empatia, osservando lontano, quel mare allungato di cui non scorgi la fine.

LAGUNA

Ne percepisco lontano il rumore, mentre in bocca ho il sapore di nebbia salata e immagino a stento, la distanza che mi separa da quel lento dondolare d’acqua dai bordi schiumosi, a consumare le velme, riemerse dai bassi fondali. 

Assaporo l’incoscienza, nei riferimenti che sento mancare, lasciando che sia, solo attimo di raro silenzio.

Soffice, quasi a sprofondare, il passo che muovi su questo ciclo perenne, ciondolare del tempo, di colori e di suoni in lieve movimento.

Sarà luce diversa o confusa illusione di vetro a regalarti incertezza, per quel  lontano confine dove l’occhio si perde, quando cielo e mare non mostrano logica la loro posizione, per l’inutile tuo navigare, nel cercare altri mondi, senza bisogno di alzare la vela.